Hai paura della protesi d’anca? Sfatiamo i falsi miti sulla chirurgia dell’anca!
La protesi d’anca è spesso al centro di timori, dubbi e credenze errate. In questo articolo cercheremo di analizzare e chiarire le paure più comuni e offrire aspettative realistiche, basate sui dati scientifici disponibili.
Perché si ricorre alla protesi all’anca?
La ragione principale è che il dolore all’anca compromette la vita quotidiana, spesso associato a condizioni degenerative come l’artrosi, necrosi avascolare, displasia o esiti di trauma.
Quando il dolore all’anca persiste e non risponde più ai trattamenti conservativi (farmaci, fisioterapia, attività fisica ecc..), la chirurgia può diventare l’opzione più efficace per recuperare funzione e qualità di vita.
L’obiettivo è quello di alleviare il dolore, ripristinare movimento e riappropriarsi della propria qualità di vita.
“La protesi d’anca dura solo 10 anni”
Molte persone credono che una protesi vada cambiata dopo un decennio. In realtà:
- Le ultime evidenze hanno mostrano che circa il 90% delle protesi totali d’anca raggiungono 20 anni di durata
- Questo dato promette di migliorare per ill futuro: negli ultimi 10 anni, la sopravvivenza globale è aumentata del 5% (in pratica, 10 anni fa “solo” l’85% delle protesi arrivava a 20 anni)
Chiaramente, questi dati dipendono da molti fattori, ad esempio il materiale dell’impianto, la tecnica chirurgica utilizzata, l’età del paziente, tipo di attività svolta.
Pertanto, non è corretto dire che una protesi sarà da sostituire dopo 10-15 anni, in quanto con i nuovi materiali e il miglioramento delle tecniche chirurgiche, molti pazienti raggiungono e possono superare anche un ventennio di vita con la stessa protesi.
L’intervento è enormemente invasivo e richiede settimane di ricovero
Questo era vero decenni fa. Oggi, con tecniche mininvasive e protocolli fast track (cioè di recupero rapido), i pazienti tornano a casa entro pochi giorni. In casi selezionati, è possibile che la dimissione possa avvenire in sicurezza anche 2-3 giorni dopo l’intervento.
Per esempio, nella chirurgia protesica mininvasiva dell’anca con utilizzo di un percorso “fast track”, il paziente potrà essere in piedi già dopo poche ore e iniziare la riabilitazione precoce. Il tutto ha come risultato finale una degenza più breve ed un recupero in generale più rapido.
Naturalmente, non tutti i pazienti sono idonei a protocolli ultra-rapidi, ci sono condizioni cliniche, comorbidità o fattori anatomici che richiedono tempi più lunghi, ma comunque nettamente ridotti rispetto al passato.
Dopo la protesi non posso più fare nulla di attivo?
Alcune persone pensano che dopo la protesi all’anca dovranno rinunciare ad attività quotidiane o sportive. In realtà:
- Molti pazienti riportano un netto miglioramento del dolore e della mobilità entro 5 anni: circa il 90% di chi aveva dolore moderato prima dell’intervento riporta dolore lieve o nessun dolore anche dopo 5 anni
- Sebbene sport ad alto impatto (salti, corsa intensa) siano spesso sconsigliati, attività come camminare, nuoto, bici leggera e attività non traumatiche sono spesso non solo possibili, ma anche consigliate
- Il recupero dipende molto dalla fisioterapia, dall’impegno del paziente, dalla situazione pre operatoria e da un corretto programma post-operatorio
Quindi no: non è detto che si debba vivere segnati o invalidati dal dolore. Molti tornano a camminare e a dedicarsi agli hobby con maggior benessere.
L’intervento è rischioso, può fallire facilmente
Ogni intervento chirurgico comporta potenziali rischi, ma la chirurgia protesica d’anca è tra le operazioni ortopediche con risultati più prevedibili, se eseguita correttamente.
Cosa dicono i dati:
- Le complicanze come infezioni, lussazioni, mobilizzazione, usura esistono, ma sono relativamente rare se l’intervento è ben pianificato, eseguito da personale esperto in centri di riferimento
- In casi di revisione per infezione, la procedura in due tempi ha mostrato tassi di successo tra l’87 e il 92%
In sintesi: la protesi può fallire, ma le probabilità di successo sono elevate, soprattutto se si scelgono strutture con esperienza e con volumi operatori costanti.
È meglio rimandare l’intervento finché non diventa indispensabile
Molti pazienti cercano di “resistere” più a lungo possibile, ma:
- Un ritardo eccessivo può portare a peggioramento muscolare, rigidità articolare e peggiori condizioni generali
- In pazienti più debilitati, il recupero può essere più lento e complicato
- È essenziale valutare il momento giusto insieme al chirurgo: non si tratta di affrettare l’intervento, ma di programmarlo quando i benefici superano i rischi
Cosa aspettarsi realisticamente da una protesi: paure vs. aspettative
Oltre la metà delle protesi d’anca moderne supera i venticinque anni di durata, anche se naturalmente la sopravvivenza dipende dall’età del paziente, dal livello di attività, dalla tecnica chirurgica e dai materiali dell’impianto. Non si può garantire un risultato eterno, ma parlare di soli dieci anni è ormai un falso mito.
Un altro timore riguarda i tempi di recupero. Molti immaginano lunghi ricoveri e settimane di immobilità a letto. È vero che un tempo i protocolli erano molto più lenti, ma oggi, grazie alla chirurgia mininvasiva, i pazienti si alzano già poche ore dopo l’intervento e possono essere dimessi in pochi giorni, quando le condizioni cliniche lo consentono.
C’è poi la convinzione che, una volta impiantata la protesi, non sia più possibile avere una vita attiva e piena. I dati scientifici mostrano invece che la maggior parte dei pazienti riferisce una netta riduzione del dolore e un recupero della mobilità, tanto da tornare a svolgere attività quotidiane come camminare, coltivare i propri hobby e viaggiare. Alcuni riescono a praticare sport non traumatici come il nuoto o il ciclismo, ad esempio. Non tutto è permesso e alcune attività rimangono sconsigliate, ma affermare che la protesi “condanna ad una vita sedentaria” non corrisponderebbe al vero.
La chirurgia protesica dell’anca, oggi, è pertanto una delle procedure ortopediche con più alto tasso di successo e con complicanze relativamente rare, in cui i benefici superano di gran lunga le paure.
Come scegliere la struttura giusta
Ecco alcuni criteri generici che valgono ovunque:
- Volume di procedure per anno: strutture con alto numero di interventi hanno generalmente risultati migliori (è un indicatore di esperienza).
- Team multidisciplinare: presenza di chirurghi ortopedici esperti, anestesisti dedicati, fisioterapisti specializzati
- Tecniche avanzate: uso di chirurgia mininvasiva e a risparmio tissutale
- Follow-up e revisione: capacità di gestione efficace in caso di complicanze
- Certificazioni ed accreditamenti: centri di riferimento regionali/nazionali con reparti specializzati per cure di alta complessità
Cosa puoi fare tu, prima e dopo l’intervento?
- Prima: Cura lo stile di vita mangia sano e muoviti, per quanto possibile. Arrivare in buona salute ad un intervento è sempre un valore importante. Ottimizza il peso e la forza muscolare, controlla eventuali patologie generali (es. diabete), smetti di fumare. Segui le indicazioni del chirurgo per l’intervento più adatto
- Dopo: segui fedelmente il percorso di fisioterapia, aderisci al protocollo riabilitativo, evita carichi eccessivi nei primi mesi
Così potrai massimizzare la durata della protesi d’anca e ridurre il rischio di complicazioni.
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Dott. Rocco D’Apolito
Specialista in chirurgia protesica e trattamenti conservativi dell’anca.
Nr. Ordine dei Medici della Provincia di Salerno: 9967
Partita Iva: 05509690656
Bibliografia
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